in Ottobre un viaggio della memoria a Roma. Per non dimenticare.
by Leonardo A. Losito
Ci sono occasioni di fatti accaduti nel recente passato, che la Storia riserva affinche' siano ricordati nel presente per cio' che hanno rappresentato di tragico. Affinche' l'orrore retrospettivo sia accompagnato dalla ferma decisione, singolare e collettiva, di scongiurare il ripetersi di analoghe atrocita' presenti e future: sia pure ritornanti in forme diverse nella fenomenologia, ma tremendamente analoghe nell'essenza.
Le citta' di Varsavia e di Roma ce ne presentano una possibilita', che e' dovere intellettuale e morale di tutti riconoscere, oggi, come un impegno assolutamente speciale da assolvere: ciascuno secondo il proprio ruolo pubblico ed in diretta funzione della propria sensibilita' privata.
Esattamente 70 anni fa, le SS guidate dal Generale Jurgen Stroop rasero al suolo il Ghetto di Varsavia, su ordine di Himmler e per compiacere la forsennata insania razzista di Hitler. Ad Aprile, del 1943, gli Ebrei di Varsavia si erano ribellati ed erano insorti contro l'occupante nazista. Per un mese intero di aspri combattimenti, persone di ogni ceto sociale, giovani, donne, vecchi e bambini, diedero vita ad quello che gli storici di oggi giustamente considerano il primo episodio europeo di resistenza organizzata condotto contro le forze armate hitleriane. Tra la morte sicura nei lager dopo la programmata deportazione, scelsero di combattere e morire con le armi in pugno (poche) ed animati da un coraggio determinato (tantissimo).
In Italia, l'episodio e' stato recentemente ricordato da una pubblicazione di Wlodek Goldkorn (Il ghetto di Varsavia lotta) edita dalla Giuntina di Firenze, con la quale per la prima volta e' stata resa disponibile la traduzione in italiano direttamente dal polacco del rapporto uscito nel 1945. In questo volume (12 euro per sole 111 pagine compresa l'introduzione), il comandante in seconda dell'insurrezione, Marek Edelman, racconta come venne tenuta in scacco dal 19 aprile al 10 maggio la potenza nazista. Edelman, testimone e superstite dell'azione, e' morto novantenne il 2 ottobre del 2009: Goldcorn, che e' oggi attivo a Roma nella redazione culturale del settimanale L'Espresso, lo ha conosciuto e frequentato per anni e verra' a Varsavia a presentare al pubblico italofono (e non solo) le diverse pubblicazioni che oltre a questa citata ha dedicato con passione e diligenza all'argomento.
In Ottobre invece, e sempre nel 1943, gli Ebrei di Roma, sempre a cura delle spietate iene naziste agli ordini del famigerato Herbert Kappler, subirono uno dei piu' efferati e sanguinari rastrellamenti. Alle 5.15 del mattino de 16 ottobre (il "sabato nero" del ghetto di Roma) le SS invadono le strade del Portico d'Ottavia e catturano 1024 persone, tra cui oltre 200 bambini. Due giorni dopo, alle 14.05 del 18 ottobre, diciotto vagoni piombati partiranno dalla stazione Tiburtina. Dopo sei giorni arriveranno al campo di concentramento di Auschwitz in Polonia. Solo quindici uomini e una donna (Settimia Spizzichino) ritorneranno a casa dalla Polonia. Nessuno dei duecento bambini è mai tornato. Una lapide ricorda l'avvenuto e dalla Polonia (e non solo) ci sara' in Ottobre un viaggio della memoria a Roma. Per non dimenticare.
In entrambe le citta' si svolgeranno dibattiti e mostre di pittura aventi per oggetto specifico il racconto visivo dei due Ghetti: Diti Ravner esporra' le sue opere a Roma e Mauro Ziroli a Varsavia. Alla presenza delle massime figure istituzionali che sicuramente non faranno mancare la propria presenza attivamente consapevole. E con le menti ed il cuore rivolti prima di tutto ai giovani: ai quali e' assegnato il compito di chiedersi e di chiedere, ovunque ne avranno occasione, perche' ancor oggi compaiono le svastiche sui muri delle sinagoghe e dei cimiteri ebraici; perche' ancora si assiste ai rigurgiti internazionali di antisemitismo culturale, politico, istituzionale.
In questi ultimi anni, i rapporti bilaterali tra Italia e Polonia hanno conosciuto e stanno ancora vivendo una straordinaria stagione di effervescenza e vivacita' a tutti i possibili livelli. La celebarzione in entrambe le capitali dei due Paesi di questo straordinario 70mo anniversario di triste condivisione memoriale e di positiva promessa per un futuro al riparo da ombre, incubi e tragedie collettive sara' per tutti quanti ne avranno la possibilita', un evento da non perdere. A cui ciascuno di noi, uomini e donne di pace, e' chiamato a partecipare e ad offrire la propria consapevole testimonianza: diplomatica, politica, civile, laica o religiosa che sia. Quando il cuore batte e la mente ragiona per una causa giusta e buona, tra la dimensione istituzionale pubblica e quella privatamente umana, gli steccati dovrebbero sempre cadere. Per dare cosi' spazio alla migliore e piu' disenteressata capacita' di sentire.
Ci sono occasioni di fatti accaduti nel recente passato, che la Storia riserva affinche' siano ricordati nel presente per cio' che hanno rappresentato di tragico. Affinche' l'orrore retrospettivo sia accompagnato dalla ferma decisione, singolare e collettiva, di scongiurare il ripetersi di analoghe atrocita' presenti e future: sia pure ritornanti in forme diverse nella fenomenologia, ma tremendamente analoghe nell'essenza.
Le citta' di Varsavia e di Roma ce ne presentano una possibilita', che e' dovere intellettuale e morale di tutti riconoscere, oggi, come un impegno assolutamente speciale da assolvere: ciascuno secondo il proprio ruolo pubblico ed in diretta funzione della propria sensibilita' privata.
Esattamente 70 anni fa, le SS guidate dal Generale Jurgen Stroop rasero al suolo il Ghetto di Varsavia, su ordine di Himmler e per compiacere la forsennata insania razzista di Hitler. Ad Aprile, del 1943, gli Ebrei di Varsavia si erano ribellati ed erano insorti contro l'occupante nazista. Per un mese intero di aspri combattimenti, persone di ogni ceto sociale, giovani, donne, vecchi e bambini, diedero vita ad quello che gli storici di oggi giustamente considerano il primo episodio europeo di resistenza organizzata condotto contro le forze armate hitleriane. Tra la morte sicura nei lager dopo la programmata deportazione, scelsero di combattere e morire con le armi in pugno (poche) ed animati da un coraggio determinato (tantissimo).
In Italia, l'episodio e' stato recentemente ricordato da una pubblicazione di Wlodek Goldkorn (Il ghetto di Varsavia lotta) edita dalla Giuntina di Firenze, con la quale per la prima volta e' stata resa disponibile la traduzione in italiano direttamente dal polacco del rapporto uscito nel 1945. In questo volume (12 euro per sole 111 pagine compresa l'introduzione), il comandante in seconda dell'insurrezione, Marek Edelman, racconta come venne tenuta in scacco dal 19 aprile al 10 maggio la potenza nazista. Edelman, testimone e superstite dell'azione, e' morto novantenne il 2 ottobre del 2009: Goldcorn, che e' oggi attivo a Roma nella redazione culturale del settimanale L'Espresso, lo ha conosciuto e frequentato per anni e verra' a Varsavia a presentare al pubblico italofono (e non solo) le diverse pubblicazioni che oltre a questa citata ha dedicato con passione e diligenza all'argomento.
In Ottobre invece, e sempre nel 1943, gli Ebrei di Roma, sempre a cura delle spietate iene naziste agli ordini del famigerato Herbert Kappler, subirono uno dei piu' efferati e sanguinari rastrellamenti. Alle 5.15 del mattino de 16 ottobre (il "sabato nero" del ghetto di Roma) le SS invadono le strade del Portico d'Ottavia e catturano 1024 persone, tra cui oltre 200 bambini. Due giorni dopo, alle 14.05 del 18 ottobre, diciotto vagoni piombati partiranno dalla stazione Tiburtina. Dopo sei giorni arriveranno al campo di concentramento di Auschwitz in Polonia. Solo quindici uomini e una donna (Settimia Spizzichino) ritorneranno a casa dalla Polonia. Nessuno dei duecento bambini è mai tornato. Una lapide ricorda l'avvenuto e dalla Polonia (e non solo) ci sara' in Ottobre un viaggio della memoria a Roma. Per non dimenticare.
In entrambe le citta' si svolgeranno dibattiti e mostre di pittura aventi per oggetto specifico il racconto visivo dei due Ghetti: Diti Ravner esporra' le sue opere a Roma e Mauro Ziroli a Varsavia. Alla presenza delle massime figure istituzionali che sicuramente non faranno mancare la propria presenza attivamente consapevole. E con le menti ed il cuore rivolti prima di tutto ai giovani: ai quali e' assegnato il compito di chiedersi e di chiedere, ovunque ne avranno occasione, perche' ancor oggi compaiono le svastiche sui muri delle sinagoghe e dei cimiteri ebraici; perche' ancora si assiste ai rigurgiti internazionali di antisemitismo culturale, politico, istituzionale.
In questi ultimi anni, i rapporti bilaterali tra Italia e Polonia hanno conosciuto e stanno ancora vivendo una straordinaria stagione di effervescenza e vivacita' a tutti i possibili livelli. La celebarzione in entrambe le capitali dei due Paesi di questo straordinario 70mo anniversario di triste condivisione memoriale e di positiva promessa per un futuro al riparo da ombre, incubi e tragedie collettive sara' per tutti quanti ne avranno la possibilita', un evento da non perdere. A cui ciascuno di noi, uomini e donne di pace, e' chiamato a partecipare e ad offrire la propria consapevole testimonianza: diplomatica, politica, civile, laica o religiosa che sia. Quando il cuore batte e la mente ragiona per una causa giusta e buona, tra la dimensione istituzionale pubblica e quella privatamente umana, gli steccati dovrebbero sempre cadere. Per dare cosi' spazio alla migliore e piu' disenteressata capacita' di sentire.
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