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Ciao Italia
Storie di Italiani a Berlino
un documentario di
Barbara Bernardi & Fausto Caviglia
A Berlino! A Berlino!
Sembra quasi una parola d’ordine il messaggio trasversale che negli ultimi anni si sono scambiati gli italiani di ogni età, ordine, grado e censo. La capitale germanica è stata vista come la panacea di tutti i mali, il mitico nirvana dove ri-iniziare la vita era come un gioco possibile a tutti. Berlino ovvero il sogno che si fa realtà. Berlino, dove la vita non costa nulla; dove le case se non le regalano quasi; dove i servizi sono una cosa inconcepibile qui da noi; dove la burocrazia è per finta; dove trasporti, istruzione, svago, teatri e chi più ne ha ne metta, sono alla portata di tutti con un livello d’eccellenza straordinario che sa unire la meticolosità e la precisione teutoniche con la creatività e l’improvvisazione dei nuovi abitanti.
Di fronte ad un fenomeno di tale portata è lecito porsi qualche cosa di più di qualche semplice domanda o fare un servizio televisivo più che altro versato alla curiosità.
Barbara Bernardi e Fausto Caviglia hanno voluto scavare, documentare, sentire, farsi strumento d’indagine e la realtà che esce dal loro lavoro è ben lontana, diversa da quanto ci hanno raccontato altri e con altre forme.
Berlino come, da italiani, non l’avete mai conosciuta!
Ciao Italia |Parlano gli autori Barbara Bernardi e Fausto Caviglia
Come è nata l'idea di questo lavoro; tempi, dove, ricerche
Bernardi: L’idea del documentario nasce da un articolo letto su una rivista quindicinale berlinese Zitty, dove si descriveva un’associazione italiana a Berlino come un luogo di resistenza politica, dove si riunivano italiani che, quasi come degli esiliati, organizzavano forme di protesta e resistenza alla situazione politica italiana del momento.
A quel punto sorge in noi la voglia di andare a vedere e riprendere una di queste riunioni.
Una volta là, capiamo che l’associazione Malaparte è un luogo d’incontro, che richiama persone che ‘vogliono stare in Italia pur non standoci’, citando una frase di uno degli intervistati.
Qui incontriamo Corrado Lampe uno dei fondatori e ascoltiamo la sua storia: a 50 anni compiuti lascia l’Italia perché non riesce più a sopportare il clima culturale del paese, che non gli permette di lavorare e vivere come vorrebbe. Dopo la chiacchierata ci chiediamo come mai quel racconto ci abbia colpito così tanto.
Dopo averne parlato e riflettuto da soli e insieme, ci accorgiamo di avere la voglia di conoscere e incontrare altri italiani che abbiano vissuto la stessa esperienza: andare via dall’Italia nonostante le cose raggiunte. Nonostante il lavoro, una casa, perché ‘non ci sentiamo più rappresentati’ e perché ogni cosa risulta faticosa e difficile, dalla più piccola alla più grande, come portare a scuola i propri figli per lasciarli in un’unica aula a studiare, mangiare, fare il riposino e a giocare.
Caviglia: L'idea è nata nel dicembre del 2010. Io e Barbara eravamo alla ricerca di un tema da sviluppare a Berlino.
In maniera abbastanza casuale, tramite un articolo di giornale, abbiamo conosciuto un italiano che vive a Berlino da alcuni anni e che ci ha raccontato diverse storie di italiani a Berlino. Successivamente io e Barbara ne abbiamo parlato insieme: l'idea ci piaceva e il tema ci sembrava interessante.
Abbiamo allora dato avvio alla ricerca, coinvolgendo amici e conoscenti che potessero aiutarci nel trovare storie interessanti. Alla fine, dopo alcuni mesi, abbiamo fatto una scelta. E ci siamo concentrati su una tipologia di italiani: i nuovi arrivati.
Le riprese del documentario sono finite a settembre del 2011. Da lì è iniziato poi il montaggio.
Come è avvenuto lo sviluppo del documentario
Bernardi: E’ molto chiaro fin dall’inizio per noi l’intenzione di non voler raccontare le storie di giovani artisti o creativi che vengono a Berlino a cercare la loro strada. Siamo invece più interessati a chi quella strada crede di averla già trovata in Italia, ma non sopporta più le condizioni ambientali, culturali e politiche per continuarla in Italia.
Tutto ciò avviene nel dicembre 2010.
In seguito, dopo aver pensato e riflettuto da soli, e poi discusso insieme sul da farsi, decidiamo di girare un documentario che racconti le storie d’italiani e delle ragioni che li hanno portati a Berlino nonostante le cose raggiunte in Italia, nonostante non conoscano il tedesco, nonostante ora vivano in case a volte più piccole di quelle lasciate in Italia.
Da qui la ricerca di questo tipo d’italiani, attraverso conoscenze e amicizie e associazioni. Li incontriamo e cerchiamo di capire i loro perché e poi decidiamo se possono essere i protagonisti del nostro documentario.
La ricerca e la selezione dura da metà gennaio fino a metà marzo, dopodiché si comincia a girare.
Dapprima le interviste e poi Berlino.
Berlino, una città che ha accolto queste persone e che, anch’essa in continua trasformazione con i suoi innumerevoli cantieri, diviene una metafora del rinnovamento e della messa in gioco dei nostri personaggi. Che lasciano molte certezze per un nuovo inizio anche incerto.
Il montaggio e’ stato una parte importante del lavoro, insieme alla musica che ne evidenzia le linea narrativa.
Abbiamo volutamente scelto di non rappresentare una città cartolina, ma abbiamo mostrato una città che potrebbe anche non essere Berlino ma che nella sua normalità, e proprio per questo, aiuta i nostri personaggi a vivere meglio rispetto all’Italia.
Caviglia: La prima fase è stata di ricerca. Abbiamo incontrato diverse persone. Alla fine degli incontri io e Barbara ci scambiavamo delle impressioni. Da qui è partita la selezione che si è poi chiusa nel momento in cui ci siamo trovati ad avere le persone che volevamo. La fase successiva è stata la definizione delle domande da fare ai nostri protagonisti. Una riflessione che ci ha dato la possibilità di capire meglio i nostri obiettivi. Una volta finita questa fase abbiamo iniziato a girare. Contemporaneamente sono nate anche delle suggestioni sonore che poi si sono concretizzate con una precisa scelta della colonna sonora. In seguito il montaggio ci ha dato altri spunti. Tra questi quali immagini usare di Berlino e l'inserimento di un nuovo intervistato. Questa volta, però, tedesco.
Quali i criteri di scelta dei personaggi.
Bernardi: Il primo criterio di scelta delle persone da intervistare è stato individuare le reali ragioni del perché abbiamo lasciato l’Italia e si siano trasferiti a Berlino.
Abbiamo volutamente evitato di coinvolgere e di incontrare giovani che per sfida, per voglia di conoscere o per cercare un lavoro decidono di lasciare il loro paese e tentare a Berlino. Sono molti i ‘creativi’ che credono di avere una chance in questa città in movimento e si trasferiscono qui a vivere.
C’interessavano persone che avevano rischiato una certa stabilità raggiunta, perché non riuscivano più a sopportare il modo di gestire sia le cose piccole che le cose grandi in Italia.
Un modo italiano che, a detta di tutti i nostri protagonisti, non rispetta e non riconosce i diritti minimi dei cittadini che, per esempio, per accedere alle cose pubbliche devono passare attraverso le giuste conoscenze.
Si è cercato anche di scegliere persone che fossero rappresentative dell’intero paese, da Nord a Sud, per poter descrivere un movimento che interessa tutta l’Italia.
Caviglia: Io e Barbara su questo punto siamo sempre stati molto chiari. Il nostro intento era quello di raccontare storie di persone normali. Non abbiamo cercato artisti, bohémien o ragazzi in cerca di fortuna. O semplicemente chi si è trasferito per motivi affettivi o di lavoro. A noi queste persone non interessavano.
Noi volevamo dar voce ai tanti che stanno lasciando l'Italia perché non riescono più a vivere bene la vita di tutti i giorni. O non vedono un futuro per se stessi e per i loro figli. E che sono anche i più "arrabbiati". Insomma, tutte persone che hanno preso una decisione sofferta ma senza grandi rimpianti. E che scommettono su una nuova vita, certi di poter stare meglio che in Italia.
Abbiamo volutamente scelto storie da Napoli, Roma, Firenze, Bologna e Bolzano. A dimostrazione di un fenomeno che riguarda tutta la Penisola.
Come è stata la loro partecipazione e il coinvolgimento
Bernardi: Le persone incontrate si sono dimostrare subito disponibili e interessate al progetto soprattutto per il diverso sguardo del documentario. La maggior parte di loro si rende conto che molte delle statistiche e ricerche giornalistiche non ritraggono ancora questo fenomeno e parlarne può essere un altro modo di dar voce ad una protesta silenziosa, di fronte ad un deterioramento costante della qualità della vita quotidiana in Italia.
Caviglia: Il primo incontro era di conoscenza. Noi presentavamo il progetto e loro ci raccontavano la loro scelta. Poi, un secondo incontro, ci serviva per capire altre cose di loro e della loro decisione di venire a Berlino. Spesso ci sentivamo al telefono.
Insomma, non volevamo una partecipazione "leggera", del tipo ci vediamo, ti intervistiamo e andiamo a casa. Abbiamo voluto e ottenuto un coinvolgimento maggiore. Che secondo me ha portato profondità alle risposte e ha reso i racconti più sinceri e veri.
A livello produttivo come si è evoluto il progetto; chi ha partecipato; quali aiuti?
Bernardi: Il documentario è stato ed è un progetto autoprodotto dai due autori e registi.
Le società di produzione hanno sostenuto il progetto e l’idea ma non finanziariamente.
Caviglia: Ciao Italia è stato autoprodotto da me e da Barbara.
Le case di produzione ci hanno sostenuto nelle pratiche burocratiche e in alcune scelte di montaggio.
Come è stata la collaborazione tra gli autori e come la divisione dei compiti?
Bernardi: Il progetto nasce da un’idea comune e si è sviluppato insieme, discutendo e confrontandosi in ogni scelta. Abbiamo entrambi selezionato, intervistato, girato e montato il documentario, creando il racconto attraverso l’esperienza delle interviste e la riflessione sulla città e sui suoi rapporti con i protagonisti.
Caviglia: Il progetto è mio e di Barbara. Abbiamo lavorato insieme dall'inizio alla fine cercando di trovare sempre una linea comune durante ogni fase della lavorazione.
Certo non sono mancate le discussioni che hanno portato, a volte, ad alti e bassi. Questo perché secondo me Barbara ha un'impostazione più orientata alla video arte mentre io mi sento più vicino a una linea classica.
In ogni caso non si è mai messo in discussione il progetto.
Questo perché alla base c'è sempre stato un confronto chiaro e onesto.
Come è stato accolto in Germania?
Bernardi: Il documentario è stato presentato al Babylon Mitte di Berlino nell’arco di quattro giorni che ha visto la prima giornata con tre appuntamenti esaurire subito i posti e, nelle successive, ricevere un discreto successo di pubblico. La maggior parte era composta da italiani qui residenti ma anche da molti tedeschi meravigliati e interessati di sapere di più su questo fenomeno che osservano da qualche anno a Berlino.
E’ stato anche annunciato dai media, due radio una locale ed una nazionale e da alcuni giornali che ne hanno pubblicato una recensione.
Caviglia: Molto bene direi. Il Babylon Mitte (una sala nel centro storico di Berlino, nel quartiere Mitte) lo ha inserito nel cartellone e lo ha lasciato per alcuni giorni in programmazione. Il primo giorno le proiezioni sono andate tutte esaurite. Negli altri giorni c'è stata una buona affluenza.
In generale ho sentito una forte partecipazione di italiani. Ma anche molti tedeschi sono venuti a vederlo.
Questo perché l'argomento tocca molto da vicino anche loro. Che, giustamente, vogliono saperne di più su questo nuovo fenomeno migratorio.
Inoltre molti giornali tedeschi ci hanno dato spazio e anche le radio ci hanno invitato a parlare. Questo mi ha confermato che la nostra scelta è stata giusta.
E il tema è terribilmente attuale. Sia per l'Italia sia per la Germania.
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